TERZA NOVELLA


La forza di rinascere
di Valeria P.

Luca e Sonia sono amici dall’infanzia e, nel tempo, sono diventati migliori amici. Due
adolescenti romani, con “problemi” che ha chiunque in quell’età difficile che è
l’adolescenza.
Lui, nel tempo libero, ama andare in palestra; la frequenta più volte a settimana da
circa tre anni e ormai è diventato molto forte: alto, muscoloso, dagli occhi buoni e
gentili. Ha in comune con Sonia la passione per la cucina che proprio lei gli ha
trasmesso.
Sonia, appunto, ama cucinare, lo faceva sempre con sua nonna, che le ha trasmesso
l’arte e la tradizione del buon cibo. E’ una ragazza molto bella, minuta ma ben
proporzionata. Ha un sorriso stupendo che le illumina il viso incorniciato da lunghi
capelli biondi. L’adolescenza, però, le ha fatto un brutto scherzo e quel corpo minuto
si è improvvisamente trasformato. La sua passione non l’ha aiutata.
Lei cucinava, assaggiava, mangiava con gusto quello che cucinava e pian piano ha
iniziato a prendere qualche chilo in più. E’ rimasta comunque bella e il suo sorriso non
è cambiato, però lei non si piace più: si vede bassa, grossa, strizza le cosce in jeans
attillati e copre tutto con grandi e larghi maglioni.
I suoi “amici” hanno iniziato a scherzarci su. Una battuta, una risata, uno scherzo
scemo. Così “per ridere, ma siamo suoi amici!
Iniziò a girare un meme su di lei, su Instagram: un fotomontaggio aveva sovrapposto
al suo corpo quello di un bidone dell’immondizia. Inequivocabile la didascalia:
“SONIONA LA BIDONA”.
Quel carattere maiuscolo gridava al mondo quanto lei facesse schifo agli altri. E si
diceva che avevano ragione, si faceva schifo da sè. Pianse, si disperò ma poi si disse
che erano ragazzate.
Cercò di non prendere la cosa sul serio, cercò di scherzarci su. Questo però non servì
a far smettere i bulli, anzi andavano avanti, con insulti sempre più pesanti.
"NON GUARDARTI ALLO SPECCHIO, SI POTREBBE ROMPERE!"
"STRANO CHE NON VIVI IN STRADA, I BIDONI SI TENGONO LÌ."
Stava molto male, piangeva quando era sola in casa e inventava mille scuse per non
andare a scuola. Non era facile sopportare tutte quelle prese in giro, che
aumentavano ogni giorno e provenivano per di più da persone che prima erano, o si
fingevano, suoi amici.
Aveva paura di uscire, da quando un giorno, mentre stava tornando a casa, fu
inseguita da un gruppo di ragazzini. “Corri che dimagrisci!” “Ma ce la fai a
camminare?" e giù risate sguaiate. Erano loro, quei bulli che non la lasciavano in pace,
la strattonavano, la spingevano. Abbassò la testa e continuò a camminare. Arrivò a
casa distrutta, con gli occhi gonfi. Per fortuna non c’era nessuno in casa. Si sarebbe
vergognata troppo a spiegare.
Una sola cosa riusciva a calmarla, a consolarla: il cibo. Si rifugiava nel cibo e non
badava più neanche a cosa mettesse in bocca; qualunque cosa andava bene purchè si
riempisse quel buco di dolore e disperazione che aveva concentrato lì, nel suo
stomaco. Pezzi di torta, biscotti, patatine, merendine confezionate o qualcosa fatto
da lei. Mangiava, si abbuffava e si disperava.
Si svegliava al mattino e apriva i social, trovava le solite battute su di lei e si buttava
sulla colazione abbondante: tazzone di latte e una decina di biscotti, oppure pancake
alla nutella o ancora con un misto di cose dolci e salate. Se usciva, e vedeva da lontano
gruppi di ragazzi, si spaventava e cercava protezione in qualche negozio vicino. Un bar
o un panificio, un pasticcino o una focaccia. Li divorava guardando alla strada, alla via
di fuga.
A casa il pranzo: antipasto, piatto abbondante di pasta, con tanto di scarpetta nel
sugo, secondo, frutta e dolce. Con il dolce esagerava sempre. Mangiare le faceva
venire sonno e al risveglio la merenda con gelati e schifezze varie. L’apoteosi la
toccava la sera, davanti alla tv, cibo spazzatura a volontà: caramelle gommose,
biscotti, popcorn, nutella, brioche, crackers … terminava con una lattina di coca cola.
Riapriva i social per vedere di nuovo le prese in giro e stava sempre più male. Le
arrivavano anche messaggi anonimi, ma lei era sicura che fossero sempre le stesse
persone. Ogni giorno stava sempre peggio.
La notte aveva degli incubi, dormiva poco. Una di queste notti sognò di andare a
scuola e di arrivare in ritardo. Attesa dai soliti bulli, mentre le gridavano “FAI
SCHIFO!”, “VACCA!”, le tapparono la bocca e la rinchiusero nello sgabuzzino,
chiudendo il lucchetto e portandosi la chiave. Si svegliò di colpo e iniziò a piangere.
Era invasa da paura e ansia.
Ogni mattina si guardava allo specchio e non si riconosceva, ma non sapeva come
uscire da quella situazione; si sentiva anche più stanca del solito, perché si muoveva
sempre meno e ingrassava sempre più.
I genitori avevano paura ad affrontare la situazione, paura di ferirla e lei non aveva
coraggio di parlarne con loro. Quando si accorsero di come stava male, tentarono di
parlarle ma lei si infuriò, “... e lasciatemi stare!" gridò prima di chiudersi a chiave in
camera sua. I suoi genitori si spaventarono, pensarono che forse era meglio se la
lasciavano stare. Tornarono in salotto e la lasciarono sola.
Solo Luca poteva aiutarla. "Devo parlarti" gli disse e, appena lui le rispose con un
"Dimmi tutto", si liberò come un fiume in piena che rompe gli argini. Piangeva e
raccontava e supplicava.
Luca non disse niente, annuì con la testa e la abbracciò.
Nei giorni successivi la obbligò a seguirlo in palestra e disse che per il resto se la sarebbe
vista lui.
Decise di andare a parlare con i bulli, ma non ottenne niente con le buone.
“Chi sei tu? Il protettore della BIDONA?", risate di scherno venivano dal gruppo e
quello che sembrava il capo aumentò la dose "Ti piacciono i bidoni? Che lavori per la
Nettezza urbana? "
Luca non ci pensò un attimo, con una mano lo sollevò da terra prendendolo dal collo
e con l’altra gli assestò uno schiaffone che lo fece piombare a terra. Piangeva come
un moccioso, il capetto. Prima di andare via Luca ribatté al gruppo "Sono una persona
molto importante per lei e lei lo è per me, e vederla star male per delle persone del
genere, fa star male me. Riprovateci e dovrete vedervela con me!".
Ogni giorno Luca spronava in palestra Sonia, dapprima goffa e impacciata e poi
sempre più allenata, agile. Ci vollero mesi, dovette riprendere a mangiare in modo
sano e regolare, ma lo doveva fare per sè stessa e per Luca.
Piano piano ritornò com’era. Bella, ma soprattutto forte, sia fisicamente, che
interiormente. Si sentiva rinata. Più volte ringraziò Luca, ma lui le disse che era stata
lei con la sua forza di volontà a operare il cambiamento, lui le aveva dato solo una
mano. “Ci sarò sempre per te!” – concluse.
Si abbracciarono forte.